Zucche e cornuti
La processione dei cornuti
La festa di San Martino è uno degli appuntamenti più tradizionali della cultura popolare abruzzese. Secondo le fonti storiche San Martino è sinonimo di abbondanza “Ce sta lu sande Martine…ce n'è molto, c'è copia… onde il saluto che si fa nell'arrivare dove si fa il pane, il mosto, il sapone, l'olio, ecc., è Sande Martine! Probabilmente per ragione della cornu copiae - già simbolo dell'abbondanza - si riconosce a San Martino il patronato dei becchi bipedi”. La castagna, frutto tipico della stagione autunnale, è sempre stata tenuta in buon conto nella cultura popolare rappresentando il “pane dei poveri”; il vino nuovo è tradizionalmente legato ai giorni di San Martino periodo in cui vengono spillate le botti. Il clima di baldoria ed allegria che contraddistingue l'evento ha tracce antiche traendo verosimilmente origine da un corteo festoso dedicato al santo: la processione era aperta da un cerimoniere con un ombrello a cui pendevano sardelle e prevedeva una sosta ed un canto tematico proprio innanzi alle case dei presunti cornuti. La tradizione della processione, scomparsa a Fano da più di 50 anni, è riportata nei testi di usi e costumi storici abruzzesi “Nelle prime ore della notte che precede la festa una accozzaglia di monelli e beceri chiama a raccolta le persone più notoriamente devote al santo; e qualche tamburo vecchio, campanecce, padelle, cannelle di canna da urlarvi dentro, e altri strumenti di simil fatta, portando lumi dentro delle zucche vuote, vanno in giro e strepitano più che mai inanzi alle case di coloro che alla finta processione sono in obligo di andare a fare a onore al padrono” (notizie storiche tratte da: Credenze, usi e costumi abruzzesi di Gennaro Finamore – Adelmo Polla Editore).
La zucca, il valore simbolico nella tradizione abruzzese
Nell’ambito della festa di San Martino e in tutta la tradizione popolare, la zucca svuotata ed intagliata in modo da rappresentare un volto spettrale, illuminata dall’interno, ha giocato un ruolo di primo piano ed il suo utilizzo rientra in un preciso codice di comunicazione. La zucca ha assunto nel corso del tempo diversi significati simbolici. - Nella cultura greco-romana, i termini per indicare la zucca (in greco kykion, kykyizia e kolokynthe; in latino cucurbita, cucutia, cucumis e cutis) denotano 3 significati: 1) essere o divenire forti 2) essere incinta 3) gonfiarsi. L’idea della forza, della salute nasce dalla simbologia della fecondità insita nella zucca. Secondo un proverbio greco del V secolo a.C., “essere più sano di una zucca” indicava essere in ottima salute. Anche in opere mediche attribuite ad Ippocrate di Cos (ca. 460-370 a.C.), la zucca viene prescritta alle donne per curare la difficoltà di urinare per stenosi delle vie urinarie, le infiammazioni post-partum e la sterilità: per la donna, dunque, la zucca (che doveva essere inserita all’interno della vagina) costituiva un farmaco (da qui peraltro il detto popolare “li chicocce ‘arfransche”). Il significato di “essere o divenire incinta” è determinato dalla vigorosa crescita (in relazione quindi con il gonfiarsi) e dall’essere un contenitore di semi, cioè di molti foetus. In questo senso si presenta una certa ambivalenza: il contenere semi, infatti, può riguardare sia un ventre in gravidanza sia un fallo, organo sessuale che feconda. Tale ambivalenza si ripresenta anche nel significato di “gonfiarsi”, termine che può essere relativo sia al “divenire incinta” sia alla crescita dell’organo sessuale maschile nella erezione (in un carme latino Priapo – dio greco della fecondità - è indicato “custode delle zucche”). - Al di fuori di questi significati principali, la zucca ha denotato anche l’homo ineptus, cioè stupido (Apuleio – sec. II d.C. – nelle Metamorfosi definisce la persona stupida come cucurbitae caput cioè “testa di zucca”. - In epoca medievale con il termine cucurbita si definiva la persona disonorata dall’adulterio e con il verbo cucurbitare si indicava l’azione di chi attentava all’onore di una donna tramite adulterio (più propriamente, veniva impiegato per indicare l’azione sessuale del vassallo nei confronti della donna del suo signore). Secondo il Liber Feudorum (sec. XII-XIII), il vassallo che cucurbitava con la consorte del proprio signore interrompeva il rapporto di fiducia, quindi di vassallaggio, e veniva punito con la perdita di alcuni benefici e concessioni. Una ulteriore evoluzione medievale del significato si ha quando con i termini cucucia – cugucia – cogocia si indica semplicemente l’adulterio. - Tutti questi significati della zucca ne hanno sostenuto, nel corso dei secoli, il valore simbolico e il suo utilizzo durante il ciclo festivo dal 31 ottobre all’11 novembre, periodo questo in cui tradizionalmente predominavano gli aspetti della vita e della morte, della nascita e della crescita, della carestia e dell’abbondanza, dell’assurdo e del grottesco, della sfrenatezza e della trasgressione sessuale, dei travestimenti e delle mascherate. Fonte: “Nel segno della zucca” di Pasquale Orsini in Abruzzo è Appennino, numero 7 anno 2008